Riconoscere il calco che ci plasma

Nelle aziende la capacità di risolvere prolemi viene assimilata quasi sempre dall’imitazione di “come fanno gli altri”, e, per non correre il rischio di essere visti come “diversi”, questo uccide la possibilità di trovare nuove strade.

Allen Carr sostiene che “Tutti abbiamo la tendenza a pensare di essere persone intelligenti e padrone del nostro percorso esistenziale, ma in realtà il 99% di quel che siamo viene da un “calco”; siamo infatti il prodotto della società nella quale siamo cresciuti: i vestiti che indossiamo, le case in cui viviamo, i nostri modelli di vita basilari, perfino il nostro “essere div

ersi” tendono a essere preordinati” .Quindi… Dobbiamo riconoscere il calco che ci ha plasmato, e avere il coraggio di riplasmarci da soli in autonomia, con – stavolta – la possibilità di decidere la nostra direzione e i modelli che ci piacciono.

Quando inizia il nostro successo personale? Quando diventiamo protagonisti della nostra vita e non i pupazzi di burattinai, oggetti da spostare e far girare in tondo senza un senso e senza un perchè.

la formazione per la sicurezza e la cultura della responsabilità dei manager non sono optional

28 gen 2012. ieri sei passeggeri Statunitensi naufraganti dalla Costa Concordia hanno fatto causa a Miami contro il gruppo americano Carnival, proprietario di Costa Crociere… per 460 milioni di dollari di risarcimento… spero che questo tolga dubbi sul fatto che la formazione per la sicurezza e la responsabilità sociale d’impresa siano fondamentali

I guerrieri della luce

Ogni guerriero della luce
………… ha avuto paura di affrontare un combattimento.
………… ha tradito e mentito in passato.
………… ha imboccato un cammino che non era il suo.
………… ha sofferto per cose prive di importanza.
………… ha pensato di non essere un guerriero della luce.
………… ha mancato ai suoi doveri spirituali.
………… ha detto “sì” quando avrebbe dovuto dire “no”.
………… ha ferito qualcuno che amava.
Perciò è un guerriero della luce: perchè ha passato queste esperienze, e non ha perduto la speranza di essere migliore.

Paulo Coelho – 1997

Sessuologia e comunicazione (non solo clinica), tra Tantra, Educazione, Ipocrisia e Impresa

La sessuologia è un settore importante della psicologia, con un problema tuttavia, quello di essere soprattutto analizzata dal punto di vista clinico, con una concentrazione sulle patologie e non come territorio di espressione umana.
Ancora oggi, la concezione borghese dominante ci impedisce di parlare della sessualità con i gradi di libertà che servirebbero, e addirittura proibisce di considerarla territorio di sperimentazione del Potenziale Umano.
Ritengo invece che essa sia un importante territorio di ricerca per il Potenziale Umano, che ci permette di ragionare apertamente invece del lato culturale della Sessuologia, sul concetto di pulsione e di cultura, sui confini tra neuroscienze e comunicazione.
Ma ancora, potremmo investigare nuove aree di semiotica sperimentale che potrebbe analizzare i significati attribuiti alla “sensazione” opposta ad un atto meccanico, sulla corazza caratteriale, sui confini conversazionali che inibiscono una comunicazione corretta e aperta su questo tema, uno spazio di conversazione che non ha vero spazio nella coppia e nei media, al di fuori del gossip e della banalizzazione, e lasciano quest’area, sesso e sessualità, nella cloaca del gossip, nei territori della vergogna e del ridicolo, e dell’ipocrisia.
Come risultato, l’educazione sessuale vera degli adolescenti è lasciata a Youporn e ai video che si scambiano tra cellulari, e nella comunicazione di coppia la sessualità e l’esperienza della sessualità (anche in termini di analisi delle “sensazioni sentite” o Bodily Felt Sensations, usando come tecnica ad esempio il Focusing di Gendlin), è qualcosa di oscuro e considerato “roba strana” (se va bene, o ignorato).

Ricordo solo che per i suoi studi pionieristici sulle relazioni tra energie umane e liberazione sessuale, Reich è stato persino incarcerato (e morì in carcere nel 1957) perchè ritenuto indegno dalla comunità medica di praticare le sue analisi e terapie tra sviluppo ed inibizione delle energie psichice e sviluppo ed inibizione culturale della sessualità (negli anni ’30, ’40 e ’50 questo tema era decisamente d’avanguardia e contro ogni visione borghese. Lo è ancora).

Il confine di contatto scientifico tra comunicazione e sessuologia esiste, e trova concretezza negli studi sulla comunicazione seduttiva (in termini scientifici), nella comunicazione sentimentale, nella comunicazione nella coppia, nella comunicazione tattile, aptica (non verbale).

Sebbene non sia ancora del tutto lecito parlarne apertamente, questo ci permette ad esempio di analizzare la comunicazione uomo-donna e la qualità relazionale anche da angolazioni che sfuggono in genere alle Scienze della Comunicazione classiche e vengono relegate, appunto al solo piano clinico. Nessuna conclusione, del resto impossibile, ma solo l’apertura di un capitolo di discussione.

I territori di confine tra sessuologia “non clinica” e comunicazione esistono, eccome. Ad esempio, la strutturazione non convenzionale in 4 strati della psiche umana (Nucleo, Emozioni, Carattere, Agency), ci permette di utilizzare un  nuovo termine, lo “Stato di Agency”, anche parlando di comunicazione interpersonale.

Questa strutturazione proposta da Zadra nella sua analisi della sessuologia tantrica, individua lo stato di Agency come lo strato esterno della comunicazione falsa e mascherata, dell’immagine proiettata per appagare gli altri e che non risponde per niente a ciò che vorremmo veramente essere o dire. Potremmo chiederci, ad esempio, quante conversazioni in azienda avvengono in stato di Agency e quante invece in condizioni di comunicazione vera, sincera, trasparente. Come vediamo, i confini tra analisi non convenzionale della sessuologia e analisi della comunicazione esistono, su molti lati. Il più è smettere di lasciare questo tema nel territorio della repressione conversazionale.

Entrare in contatto da Nucleo a Nucleo è uno degli obiettivi di una sessuologia tantrica, e chiediamoci quando questo sarebbe importante, come metafora, anche per stimolare un contatto e una comunicazione più vera tra persone e in azienda.

E’ un tema inedito (lo stato di Agency, la scoperta della falsità inutile vs la cortesia utile, l’ipocrisia mascherata, il tentativo di contatto Nucleo-Nucelo) che – assimilato dalla sessuologia non convenzionale – inserisco molto spesso nei miei seminari aziendali di formazione manageriale (esempio, nei corsi di leadership, di comunicazione efficace, e altri) e trova sempre un enorme riscontro, provocando analisi e riflessioni importantissime, perchè risponde al bisogno delle persone di essere meno “costruite” e un più se stesse, andare al sodo dei problemi o dei progetti, uscire dall’ambiguità che distrugge, dai veleni delle ipocrisie, e ci parla del bisogno di esprimersi, anzichè di fingere.

Una bella citazione che non ci si aspetta in genere da un libro sulla sessualità, per concludere questa conversazione:

Sotto la corazza psichica del carattere, infatti, esiste la zona che ospita tutte le ferite emotive che abbiamo subìto, le parti di noi che neghiamo, quello che la nostra famiglia ha punito e la nostra educazione soffocato. È qui che risiede il nostro bambino interiore: innocente, spontaneo, curioso, ma anche emotivo, sensibile, vulnerabile. Qui nasce la nostra esigenza di contatto e di affetto, l’esigenza di sentirsi apprezzati e la voglia di esprimere liberamente gioia e tristezza.Lo scudo del carattere impedisce che questa parte “morbida” venga toccata dalle emozioni forti che potrebbero ferirci. Questa funzione difensiva, però, di fatto allontana e rende inaccessibili i momenti in cui potremmo sentirci completi, sinceri e in pace con noi stessi. In pratica, ci proibisce di avere un contatto intimo con una parte importante della nostra psiche. (Tantra, p. 54, ed Mondadori, di E. e M. Zadra)

Il segreto della forza sta nella concentrazione

Ralph Waldo Emerson: Il segreto della forza sta nella concentrazione.

Una frase a volte sintetizza tutto.

La concentrazione mentale diventa potere poichè permette di focalizzare le energie verso un obiettivo “pulito”.

La vita quotidiana, invece, fa di tutto per dirigere la nostra attenzione verso obiettivi “offuscati” e a volte persino dannosi.

Io chiamo questo fenomeno “deriva psicologica”, andare alla deriva, perdersi di vista, perdere di vista gli scopi, perdere di vista il senso delle cose, dove niente ci appassiona più, niente ci attrae davvero, si finisce di vivere in un limbo esistenziale sbattuti tra un carrello di ipermercato, un programma televisivo deficiente, il lavoro come obbligo invece che come forma di espressione, nutriti di informazioni false, deformate, o che non ci servono assolutamente.

Se lo sappiamo, però, possiamo attivare i nostri meccanismi di difesa (nell’Esercito si parla di shielding psicologico e shielding informativo, o strategie di inoculazione contro i messaggi persuasivi del nemico).

Il dramma di molti ragazzi, ma anche di molti adulti e dei manager di oggi, è di non avere più niente su cui concentrarsi.

L’attenzione viene così distorta al punto che per la persona diventa importante sapere e conoscere il massimo sulle più grandi idiozie e niente su se stessi.

Molti nella nostra misera popolazione italiana di questi anni, così culturalmente soggiogata, saprebbero rispondere a decine e centinaia di domande di gossip, sanno qual’è l’ultimo flirt di George Clooney, sanno come sta Madonna, sanno tutto sulle trame di serial televisivi, non perdono una puntata dei Simpson, e sono pieni di altre informazioni che inquinano la mente, “memi” (tracce mentali) inquinanti di questo tipo.

L’inquinamento mentale impedisce di concentrarsi su ciò che conta. Impedisce di esercitare il potere della concentrazione su ciò che serve per vivere e fare onore al dono di essere vivi anzichè sprecare questo dono.

 Alcuni esempi di temi utili su cui concentrarsi:

– nel lavoro che svolgo posso esprimermi? se no, posso provare a stendere un piano di ricerca di alternative?

– la mia vita è ferma? che alternative posso tentare?

 – da quanto tempo non mi sento davvero come vorrei, e perchè?

– quali sono le fonti di informazione meno corrotte, dove trovarle in rete, su internet, invece di digerire le minestre informative precotte?

– come sto fisicamente, ho fatto esami del sangue recentemente? e al di la degli esami, che segnali mi da il mio corpo? li ascolto?

– faccio sport? lo faccio con continuità? se no perchè? ci sono strade che posso prendere con più forza di volontà?

– leggo libri che mi diano stimoli culturali, conoscenze nuove, conoscenze del corpo, della mente, della psicologia, delle scienze, o qualsiasi altro settore che mi faccia crescere personalmente?

– se non leggo, perchè non inizio?

– quante bugie mi auto-racconto?

Le domande possono essere tantissime. Alla fine, raggiungiamo sempre una sola conclusione: il segreto delle persone che hanno raggiunto i loro obiettivi da soli, senza protezione e aiuto esterno, sta

1 – nella concentrazione mentale su obiettivi positivi

2 – rimanere  “puliti” da rumori di fondo psicologici che distraggono la mente

3 – un lavoro attivo di pulizia mentale forte dai falsi obiettivi 

4 – saper riconoscere ed eliminare le perdite di tempo in attività inutili e dannose (tv commerciale, letture stupide, etc) e recupero del piacere del tempo speso in relazioni, in attività che generano piacere relazionale o finalizzate agli scopi personali

Il segreto della forza sta nella concentrazione.

– Quanti manager deconcentrati vedi nelle aziende? E che effetto produce tutto questo?

 – Quante persone che conosci puoi definire “psicologicamente concentrate”?

– Quante persone che conosci puoi definire “libere da inquinamento mentale”?

Sono solo domande. Ma se possono aprire una riflessione, ben vengano i dubbi e la voglia di cambiare qualcosa.

Daniele Trevisani

I 3 filtri ai nostri sogni, ambizioni e speranze e progetti

Filtratura delle idee, sogni, ambizioni

Le persone si nutrono dei messaggi provenienti da scuola, famiglia, religione, gruppi etnici, media, amici, parenti, conoscenti, maestri ed educatori, assorbendo anche contraddizioni, incoerenze, patologie.

Questo insieme di schemi incide su come valutiamo se un progetto sia buono o cattivo, fattibile o impossibile, da tentare o non tentare, utopistico o invece da provare.

E non è detto che tutto quanto abbiamo appreso finora sia sempre e comunque esatto. Se esaminassimo bene le idee apprese che ci circolano dentro, vedremo spuntare molta spazzatura.

So che mi state ascoltando, avverto la vostra presenza. So che avete paura di noi, paura di cambiare. Io non conosco il futuro, non sono venuto qui a dirvi come andrà a finire, sono venuto a dirvi come comincerà. Adesso appenderò il telefono e farò vedere a tutta questa gente, quello che non volete che vedano. Mostrerò loro un mondo senza di voi, un mondo senza regole e controlli, senza frontiere e confini. Un mondo in cui tutto è possibile.

Dal film: “Matrix” di Andy Wachowski

L’esame dei fattori bloccanti della persona è complesso, chiamando in causa fattori sia fisici che psicologici e sociali/culturali.

Principio 4 – Analisi a livelli multipli e monitor interiore

Le performance possono essere aumentate:

  • incrementando la precisione del monitor interiore rispetto alle risorse fisiche di cui una persona dispone, stato e condizione, coscienza corporea;
  • aumentando l’autoefficacia psicologica, l’attitudine positiva alle sfide, rimuovendo strati di inadeguatezza appresa;
  • favorendo la presa di coscienza sul margine di crescita possibile, l’enorme potenziale di sviluppo attivabile da un coaching veramente efficace;

Figura 8 – Sistema di filtratura attivo nella valutazione di sè stessi e dei propri sogni, ideali, progetti

sistema-di-filtratura-3-stadi

È necessario aumentare la consapevolezza dell’individuo rispetto alle proprie credenze attive e dominanti, alle loro fonti, alle pressioni sociali e norme non scritte gli vivono dentro, a quali di queste voci sia bene rispondere e a quali invece smettere di ubbidire ciecamente.

Dall’esame scaturisce una decisione sulle mete e progetti che vogliamo/possiamo costruire, o non vogliamo nemmeno accettare, cosa scartiamo a priori, e cosa rientra nella sfera delle azioni da tentare, e quali siano le nostre priorità.

Data la molteplicità dei filtri e dei messaggi, non deve meravigliare il fatto che le persone vivano una forte carica di dissonanza nel decidere.

Alla fine, la persona deve scegliere. Decide se l’idea o la sfida “passa” o “non passa” i vari livelli del filtro interiore, se sia o meno raggiungibile, o se ne siamo lontani.

Questa lettura risponde spesso ad una analisi umorale e viscerale, viziata da pregiudizi, credenze errate, norme culturali e sociali che ci abituano a vedere noi stessi entro certi limiti prefissati, chiusi, dettati dalla cultura, dai media, o dai messaggi altrui che ci dicono cosa possiamo e non possiamo fare.

È interessante notare come la psicologia contemporanea e la cultura manageriale abbia dimenticato la sinergia tra lato corporeo e lato mentale delle performance. Nella realtà di ogni sfida, e di ogni idea sul nostro futuro, entra un auto-esame della nostra coscienza corporea – la lettura dello stato di energie fisiche – e dell’autoefficacia psicologica – le energie mentali ed emotive.

La multi-lettura ci dice se quella sfida è troppo forte o invece accettabile per il livello di forze e impegno che immaginiamo necessari sul piano fisico e mentale. Entrambe le analisi convergono in un piano unico.

In un progetto di psicologia positiva, quando alleniamo le persone a superare anche di pochissimo le proprie abitudini personali, a fare anche solo micro-incursioni in territori che prima non azzardavano o sembrano ostili, nasce un senso di “poterlo fare”, alleniamo i muscoli mentali della capacità di fare e del poter fare. Questi muscoli mentali vanno allenati costantemente poichè ogni muscolo se non usato si atrofizza, e anche la mente che si abitua a starsene in confini angusti tende a farlo.

Daniele Trevisani

Non sottometterti

Le performance potenziali che una persona può esprimere sono bloccate da due sistemi di filtri o gatekeepers (letteralmente, chi decide chi passa o no dal cancello): i filtri interiori e i filtri esterni.

I filtri interiori comprendono credenze dannose, abitudini sbagliate, lacune formative e di competenze. I filtri interiori possono essere trattati, il viaggio verso l’emancipazione è difficile ma possibile.

I filtri esterni sono decisamente più ostili e refrattari, poiché coincidono con intere culture e comportamenti, che poi ritroviamo in persone specifiche e detentori di potere. Possiamo identificare questi ultimi come ostacoli sostanzialmente sociali.

blocchi-interni-esterni

Spieghiamoci con qualche esempio: se una persona ha un buon potenziale come studioso e ricercatore ma non conosce i metodi di studio ottimali (blocchi interiori), possiamo allenarlo, fornirgli competenze per studiare meglio, e le sue prestazioni scolastiche o universitarie aumenteranno. Ma se un ricercatore eccellente viene bloccato perché sbatte contro un blocco esterno, esempio il sistema universitario è clientelare, dominano i raccomandati e la politica (e non il merito), le sue performance saranno di fronte ad un enorme muro, un cancello altissimo. Il sistema non offre spazi per le sue performance, e le uniche alternative sono autoridursi o andare altrove. Ed infatti la fuga di cervelli dalle aziende o da intere nazioni – Italia tra le prime – è un fenomeno noto e drammatico.

In azienda, possiamo avere manager di buon potenziale, desiderosi di crescere, e fornire loro strumenti tramite la formazione e il coaching. Tuttavia, se la direzione aziendale non ha spirito di ricerca, è chiusa, ignorante, non premia il merito, o le idee, vi sarà ben poco spazio per esprimersi.

Un atleta può allenarsi con enorme impegno e volontà, diventare forte, capace, ma se il suo allenatore non gli offre (o peggio gli preclude volontariamente) le occasioni agonistiche giuste, rimarrà nell’ombra.

In ogni organizzazione può accadere che gli High Potential (persone di alto potenziale) – risorse preziose e linfa vitale – diventino persino problemi, rischi da eliminare, qualcuno che diventi un potenziale futuro concorrente ai potenti di adesso, qualcuno che “fa ombra” agli attuali leader. Da risorse diventano pericolo per il sistema, materiale umano che va sistematicamente truffato, riempito di bugie, preso in giro, fatto attendere, deviato, ridotto, ammutolito, depotenziato, circoscritto, perimetrato, osservato come pericolo, castrato.

Un piccolo suggerimento: se vivete in un sistema che vi amputa, non lasciatevi amputare. Trovate i vostri spazi di espressione.

Daniele Trevisani

Manifesto di libertà

Liberarsi dalle catene

Le idee che non passano il setaccio della visione di sè e della visione sociale assorbita escono dalla nostra vita, i sogni più visionari e sfidanti raramente passano il filtro interiore e lo schema dominante nella propria cultura.

Le culture spesso diventano sistemi per instillare paure, piuttosto che strumenti per liberare dalla paura. Come evidenzia il grande pensatore americano Ralph Waldo Emerson:

Per imparare le lezioni importanti nella vita ogni giorno bisogna superare una paura.

Superare una paura ogni giorno sarebbe stupendo. Ma basta anche solo tenersi allenati, ogni giorno, a fare cose che hanno senso e non faremmo se ci lasciassimo andare.

Ad esempio, personalmente ho sperimentato un certo periodo nel quale mi dava abbastanza fastidio fare telefonate commerciali o lavorative, e preferivo concentrarmi sullo studio o sulla scrittura. Con un mio micro-progetto personalissimo che ho chiamato “1 call x day” (tanto per dare un’etichetta), ho deciso di fare almeno una telefonata al giorno di lavoro per tenere semplicemente allenati i muscoli della “relazione lavorativa commerciale”. Questo progetto mi ha permesso di non scivolare in una condizione di isolamento, richiede solo 10 minuti al giorno, ma contiene in sè un grande lavoro auto-allenante, che non è da confondersi con il “farsi violenza”. Se il fine ultimo è buono e positivo, il lavoro fuori dalle comode recinzioni di quello che ci piace fare è positivo e allenante.

Lo stesso vale per la decisione di fare ogni giorno qualche attività fisica, o qualche lettura, o altre azioni di sviluppo che non faremmo se ci abbandonassimo al lassismo personale e abbandonassimo qualsiasi tipo di sfida.

Molti genitori, in culture che hanno avuto forti pressioni culturali comuniste ortodosse, accentratrici, o rurali, si dispererebbero all’idea stessa che il proprio figlio aprisse una attività in proprio, anche semplicemente un bar, e lo preferirebbero molto più come tranquillo impiegato statale. Per farlo instillano sin dalla precoce età ogni tipo di paura su qualsiasi possibile devianza dal corso familiare e degli eventi che non sia standard. Lo stesso vale per i viaggi, le persone da frequentare, gli sport da fare, le amicizie da costruire o evitare, o il semplice fatto di tentare strade nuove.

Limiti e pressioni ci entrano dentro sino a confondersi con il nostro Sè.

Questa pressione trasuda come aspettativa e permea il vissuto personale, quelli che riescono a disfarsene e schermarsi sono pochi, davvero pochi.

I progetti fanno sempre i conti con questa lettura parziale, inconscia, deformata, e mutilata, delle nostre possibilità. Per questo tante persone vivono vite chiuse, ridotte, amputate, impoverite.

I loro contributi agli altri e all’umanità, o alle aziende per cui lavorano, ne soffrono altrettanto. Ci troviamo quindi con madri, padri e insegnanti, manager, che inculcano involontariamente ai bambini e ai collaboratori enormità di handicap culturali, e fabbricano persone che vivono a metà, o – in azienda – manager psicologicamente e culturalmente amputati, fisicamente svuotati, mentalmente ripieni di credenze che non reggono ad un minimo esame logico, moralmente inaciditi e aridi, cactus morti da decenni, di cui si rimangono solo gli aculei.

Ci troviamo con persone di qualsiasi età che smettono di credere in qualcosa, e muoiono dentro, giorno dopo giorno. Per alcuni aumenta il cinismo, il massimo godimento diventa vedere che anche gli altri stanno male, o che c’è qualcuno che in fondo sta peggio, passare qualche ora sul divano ad anestetizzare il residuo di mente che ancora funziona con una dose di programmi televisivi commerciali o riviste di gossip.

Le mosse diventano soprattutto difensive, mai dirette verso la scoperta di nuova luce. I rari risvegli di coscienza vengono bloccati poiché dolorosi.

Le performance non valgono solo per quanto producono esteriormente, ma come scusa o occasione preziosa per analizzare come funzioniamo e come migliorarci.

È urgente trovare metodi per migliorare la precisione e il funzionamento del monitor interiore, avere un metodo che permetta una lettura di se stessi o degli altri più chiara, per far emergere lo stato reale delle cose, delle energie e competenze attuali e potenziali e lavorarci, anziché abbandonare i propri sogni e ideali.

I blocchi o colli di bottiglia che ci limitano, quanto scovati, possono essere affrontati, demoliti, o ridotti. Le energie possono essere amplificate. Le competenze possono essere costruite. Vogliamo lavorare ad un metodo che aiuti a capire i potenziali nascosti, far crescere energie e competenze per raggiungere nuovi scopi, e mettere le persone in grado di raggiungere i propri sogni e ideali.

Il tema, infatti, tocca sia la crescita di ogni individuo, che lo sviluppo del pieno potenziale dei manager, o degli atleti, dei giovani e di chiunque aspiri a lavorare sul proprio essere.

Lavorare ad un metodo nuovo per lo sviluppo del potenziale umano, del potere personale, delle energie individuali, è una sfida entusiasmante.

Daniele Trevisani