Principio di carica, scarica, ricarica

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Basi della Bioenergetica

La parola “scarica” ha due possibili significati. Il primo è quello del “sentirsi vuoti” (una persona può dire di sentirsi “scarica”). Il secondo invece fa riferimento all’atto dell’emettere, lanciare, far fuoriuscire (“dare una scarica di pugni”, una “scarica elettrica”, una “scarica di adrenalina”).

Ci interessa qui approfondire un aspetto del secondo piano di significati, la scarica come “liberazione” e rilascio di energie.

Sullo sfondo di questo approccio si collocano le ricerche sperimentali e pionieristiche di Wilhelm Reich sulle energie fisiche e mentali, i concetti di corazza caratteriale, le sue analisi sulla funzione dell’orgasmo, e tutti i contributi successivi delle scuole neo-reichiane e post-reichiane[1].

L’organismo umano risponde al principio di carica-scarica energetica.

La carica energetica si associa ad un incremento di tensione del sistema, mentre la scarica energetica corrisponde ad una liberazione dell’energia accumulata. Il meccanismo assomiglia molto a quello di una molla che può venire compressa per poi rilasciare l’energia accumulata.

La performance umana avviene soprattutto durante la fase di scarica energetica. Possiamo notare questo meccanismo in diversi atti fisici impegnativi: nel sollevamento pesi la fase di massimo sforzo richiede la gestione attenta delle fasi inspirazione ed espirazione, e il massimo sforzo va prodotto nel momento dello scarico dell’aria.

Nelle arti marziali si apprende ad accompagnare i colpi con una scarica potente del respiro (chiai del Karate) o a combinare i colpi con l’espirazione, negli sport da ring come il pugilato, la kickboxing e la Thay Boxe.

Il funzionamento della “carica e scarica” risponde a criteri di ritmicità, di pulsazione, e – fuori dalla performance sportiva – trova nelle energie sessuali una delle manifestazioni più evidenti: le energie sessuali si accumulano e trovano un punto di apice (climax) nell’orgasmo, nel quale l’organismo si libera o scarica di tali energie. La carica corrisponde ad uno stato di potenza, l’organismo accumula tensione che viene poi liberata.

La scarica produce uno stato successivo di quiete e benessere. Entrambi gli stati sono necessari e funzionali, senza uno non si potrebbe avere l’altro.

La permanenza in un costante stato di carica (tensione permanente) senza che avvengano scarica e ricarico, distrugge la capacità dell’organismo di recuperare e lo danneggia.

Un organismo vivo e funzionante pulsa, alterna il “pieno” ed il “vuoto”, e metaforicamente “respira” interagendo con l’ambiente, assorbendo energia e restituendo energia.

I cicli di carica-scarica riguardano ogni processo ed ogni istante della vita: la respirazione (carica di ossigeno, e fuoriuscita di scorie metaboliche e anidride carbonica), l’alimentazione (carica di nutrienti, successiva evacuazione di scorie con il sudore, urine e defecazione), e persino i processi intra-cellulari. L’essere umano non è equilibrato se non alterna le due fasi.

Nell’assenza di attività, nel nulla della non-azione permanente, il corpo si deteriora, e “meno lavora più si consuma”.

L’azione fisica aumenta il tempo e velocità di turnover biologico (sostituzione di cellule, accelerazione del metabolismo).

Come evidenzia Scossiroli, nel campo delle scienze biologiche è possibile identificare un certo livello di turnover o ricambio dell’organismo[2]:

la velocità con cui si realizza il ciclo di un dato elemento è condizionata principalmente dalla durata dei cicli vitali dei vari organismi che lo utilizzano… la velocità di turnover rappresenta la stima relativa (percentuale o unitaria) della quantità di elemento che esce (prelevamento) o che entra (restituzione) in un dato ecosistema per unità di tempo. Se, ad esempio, su 1000 unità di elemento presenti ne escono (o ne entrano) 10 unità (per ora, per giorno, ecc.), la velocità di turnover è pari a 10:1000 = 0,01 in termini unitari, cioè pari all’1%.

Il training bioenergetico si prefigge di “far lavorare” l’organismo e accelerare il turnover, risvegliando le funzioni dell’organismo e attivando le energie vitali.

L’organismo vivente per definizione “scambia energie” con l’ambiente circostante e quando questo scambio è ridotto o assente l’organismo si ammala, non funziona al meglio, si intasa di scorie, non nutre gli organi, non si ricambia fisiologicamente, giungendo alla perdita di funzioni, e alla progressiva riduzione di potenza, sino alla malattia fisica e mentale.

Per ottenere un buon funzionamento del principio di carica-scarica è necessario produrre tensioni significative, scariche profonde e ricariche profonde.

Scariche deboli svuotano le energie in modo insufficiente e non permettono il ricambio metabolico. Ricariche deboli non permettono la supercompensazione, il recupero e la successiva crescita.


Principio 22 – Carica, scarica e ricarica energetica

La crescita bioenergetica richiede che l’organismo si impegni in ritmi di carica-scarica e possa attivare i processi metabolici correlati. L’organismo umano produce la performance soprattutto durante la fase di scarica energetica.

La crescita ottimale richiede:

  • scariche profonde opposte a scariche superficiali;
  • ricariche profonde opposte a ricariche insufficienti;
  • tempi di ricarica adeguati opposti a tempi insufficienti e ri-scariche premature;
  • ritmicità e frequenza, opposte ad attività di carica-scarica saltuarie;
  • consapevolezza delle soglie di resistenza dei vari distretti e dell’organismo in generale, affinché le azioni di carica/scarica non vadano oltre creando danni o non ne stiano troppo distanti, perdendo il potenziale allenante.

 Anelli deboli della catena energetica

La scarica energetica consiste nello svuotamento delle energie (parziale, o totale, sino a casi di completa scarica o depletion) tramite attività fisiche, fisico-mentali o – in alcuni contesti – puramente mentali.

Tra gli errori bioenergetici gravi vi è quello della scarica eccessiva, superiore alla capacità energetiche del sistema, spendendo più energie di quelle disponibili (autoconsumo), o attivando richieste energetiche superiori a quelle dell’anello più debole della catena energetica.

Spieghiamo questo con un caso in campo fisico. Ipotizziamo di fare un allenamento che coinvolga esercizi di sollevamento pesi. Possiamo avere un muscolo (poniamo il bicipite) in gradi di sollevare carichi (e produrre energie) pari a 30 kg di peso, e avere un  sistema tendineo in grado di sopportare senza danni un carico di soli 20 kg. Il peso verrà alzato, ma a rischio della rottura del tendine.

Potrebbe avvenire un’infiammazione, oppure una parziale o completa lacerazione, a seconda dello stato del tendine stesso: il tendine non era pronto per questo tipo di sforzo, mentre il muscolo si, ma il sistema complessivo (muscolo + tendine) nel complesso non è pronto.

Lo stesso meccanismo accade nelle attività manageriali. Un manager può essere un eccellente creativo ma scarso sul fronte organizzativo. La sua prestazione complessiva (sviluppare idee e organizzarle) trova l’anello debole nella capacità di organizzazione, per cui la sua performance complessiva viene limitata e soffre.

Con gli anelli deboli della catena energetica si debbono fare i conti e non ignorarli. L’alternativa fattibile è limitarsi ad agire sempre e solo entro il confine ristretto dei propri anelli più deboli. È fattibile, ma limitante. Più corretto è lavorare per rialzare le energie degli anelli deboli e potenziare così le energie totali della catena, con interventi mirati al riequilibrio. Ad esempio: un lavoro mirato sullo stretching per la flessibilità, invece di concentrarsi solo sulla forza, il potenziamento della sezione posteriore dei muscoli della spalla se quella anteriore è più sviluppata, o per un calciatore veloce ma scoordinato, concentrarsi su esercizi di coordinamento anziché solo di scatto.

La scarica – il massimo grado di energie che un essere umano può “muovere” e gestire fisicamente e mentalmente – deve essere adeguata alle possibilità organismiche, deve procedere per gradi.

Scariche bioenergetiche superiori alle possibilità producono danni, dalla rottura o malattia di organi, all’effetto di drenaggio delle energie di riserva del­l’organismo, e avviano il catabolismo (auto-consumo o autodistruzione del­l’organismo).

Il principio bioenergetico della sintonia prevede che sforzo richiesto ed energie disponibili debbano essere sintonizzati. Questo principio si osserva anche nel lavoro manageriale di équipe. Un progetto di gruppo diviso in fasi temporali (immaginiamo, una presentazione in pubblico gestita da tre persone) può saltare e cadere di efficacia anche solo se uno degli elementi-uomo è stato sopravvalutato, in termini di energie e capacità (o se è stato sottovalutato lo sforzo energetico richiesto dal compito).

 Inpulsione ed espulsione

La bioenergetica nel metodo HPM utilizza i concetti di inpulsione ed espulsione. L’espulsione (scarica energetica) è l’effetto desiderato, l’inpul­sione è il rischio da evitare. Per espulsione si intende la liberazione di energia, la performance, la fuoriuscita.

Per inpulsione si intende una attività che solo apparentemente fa fuoriuscire e produce energie ma in realtà consuma e mette in tensione il sistema (anziché scaricarlo in termini positivi). Esempio, una gita in barca a vela può essere un sistema eccellente per la scarica dello stress, una piacevole esperienza di svago, ma se tra i partecipanti – anche solo con uno di essi – vi è attrito relazionale, l’e­spe­rienza complessiva sarà scaricante, i continui battibecchi o incomprensio­ni creeranno aumento di tensione, non la sua diminuzione.

Principio 23 – Principio di qualità della scarica energetica

La crescita bioenergetica richiede che l’organismo si svuoti di energie per poi potersi ricaricare, avviando in questo modo i processi metabolici energetici, il ricambio organico, e il riequilibrio energetico.

La scarica ottimale richiede:

  • espulsione di energia e tensione (vs. inpulsione o falsa espulsione);
  • concentrazione sul processo e sul tempo psicologico della scarica;
  • volumi e quantità che rispondano al criterio di Scarica Minima Efficace;
  • evitazione di scariche superiori alle capacità dell’anello più debole del sistema energetico.

 Scarica Minima Efficace e Scarica Massima Potenziale

La Scarica Minima Efficace (SME) rappresenta la quantità minima di lavoro svolto che permette uno svuotamento delle energie con effetto allenante e la successiva supercompensazione (es.: l’allenamento minimo in grado di “far bene all’organismo”).

La Scarica Massima Potenziale (SMP) rappresenta il massimo della scarica reso possibile dall’anello più debole della catena (es.: l’allenamento più duro possibile senza causare danni all’organismo). Al di sotto della SME l’allenamento vale solo come blanda manutenzione ma non attiva forte crescita, mentre oltre la soglia superiore (SMP) il training danneggia anziché costruire.

Il training bioenergetico deve collocarsi entro queste soglie, che dipendono dagli stati organismici soggettivi.

Più un organismo è allenato, più sarà in grado di sostenere training impegnativi e innalzare la soglia superiore e sostenere allenamenti gravosi. Quindi, il training bioenergetico ha effetti cumulativi che migliorano nel tempo.

 Scarica bioenergetica reale vs. attività similari erronee

Il tempo della scarica energetica non deve essere confuso con altri tempi che vi assomigliano. Ad esempio, un lavoro manuale, faticoso fisicamente, nel quale si manipolano oggetti pesanti, è certamente un’attività che scarica energie – ma non necessariamente potenzia e rafforza, se non per casi abbastanza fortuiti. I lavori fisicamente duri infatti non sono ingegnerizzati per “far bene” ma per compiere il lavoro, e possono essere sopportati solo per periodi limitati o con accorgimenti particolari. Il lavoro duro ha comunque un effetto allenante positivo soprattutto perché abitua la mente a sopportare fatiche, ma in sé non è per forza ingegneristicamente valido.

La concentrazione di un facchino, mentre si scaricano casse pesanti, non è sul meccanismo allenante, bensì sul lavoro da compiere, e non possiamo identificare in esso un vero training bioenergetico.

Il training bioenergetico è un’attività ingegnerizzata e progettata con fini allenanti. I casi in cui nella vita reale si affrontano fortunosamente ritmi corretti di tensione-scarica-recupero, fatiche e difficoltà realmente simili ad un buon training bioenergetico, sono rari. Per questo motivo, il semplice lavorare duro non è equivalente ad attività allenante.

Nel training bioenergetico, assieme al lavoro deve esistere consapevolezza del processo e volontarietà. La scarica energetica deve essere un atto ricercato e non subìto in conseguenza di altre attività.

 Ricarica energetica vs. intasamento del sistema

Se la scarica è il momento della prestazione, la ricarica è il momento della ricostituzione, fatta di riposo, alimentazione, recupero attivo o passivo, rigenerazione, e questo rende possibili sia la sopravvivenza del sistema che le prestazioni successive.

È pericoloso essere tentati dalla ricerca di una ricarica elevata (es: iperalimentazione) pensando di produrre automaticamente maggiore energia e quindi maggiori prestazioni. Le capacità fisiche di assorbimento sono limitate e le immissioni in eccesso danneggiano anziché aiutare l’organismo.

Uno degli errori bioenergetici più gravi è quello di ricaricare il sistema in continuazione , intasandolo, o ricaricarlo prima che sia avvenuta una scarica adeguata. Ad esempio, un buon pasto darà buoni risultati bioenergetici dopo un allenamento, ma farà danni se l’organismo non abbisogna di quelle calorie e quei nutrienti, perché sedentario o già “intasato”.

Il ceiling effect (effetto tetto, o “effetto soglia”) evidenzia che esiste una soglia oltre la quale la ricarica o immissione di elementi non può andare, e tutto ciò che sarà immesso di superfluo andrà ad intasare il sistema.

Così come l’acqua che eccede la capacità di un vaso finisce per fuoriuscire, e non è opportuno continuare a versarne, il corpo segue lo stesso principio: prima di versare nuova acqua nel “vaso corporeo” (nutrienti) dovremmo occuparci di vuotare il vaso (allenandosi, consumando energie), e più il vaso sarà vuoto più sarà in grado di ricevere.

Principio 24 – Principio di qualità della ricarica energetica

La crescita bioenergetica richiede che l’organismo disponga delle sostanze e principi necessari per il recupero e per rispondere al fabbisogno di supercompensazione generato dagli sforzi precedenti.

La ricarica ottimale richiede:

  • componenti multiple ed equilibrate (varietà degli input nutritivi);
  • assenza di agenti estranei o inquinanti;
  • tempi di assorbimento compatibili con la fisiologia personale;
  • volumi e quantità che rispondano al criterio di Quantità Minima Efficace;
  • attenzione a ricariche superiori al fabbisogno, evitare l’intasamento.

La ricarica deve essere pertanto il minimo efficace per ripristinare le energie del sistema e qualcosa di più per garantire la supercompensazione (la dose supplementare di nutrienti, sempre e solo se in precedenza è avvenuta una scarica allenante).

Ricariche superiori sono dannose e danneggiano il sistema anziché alimentarlo (effetto di intasamento).

Il ceiling effect (effetto tetto) non è limitato al cibo, si estende anche ai concetti e agli stimoli sensoriali. Il rischio degli eccessi di immissione riguarda anche l’assimilazione di concetti: nella didattica, una lezione sovraccarica di teoria rischia di far rimanere poco o nulla nella mente degli allievi, poiché i canali di attenzione sono già stati esauriti.

Lo stesso vale nelle attività di Training Mentale, di meditazione, di analisi o altre forme di esercizio mentale, per cui è necessario curare le giuste dosi e quantità di lavoro in relazione alle capacità di elaborazione individuali.

[1] Reich, W. (1933), L’analisi del carattere, edizione italiana Sugarco, Milano.

[2] Scossiroli, Renzo E. (1987), Elementi di Ecologia (Centro di Studio sulla Ecologia e Genetica Quantitativa e Istituto di Genetica della Università di Bologna), Zanichelli, Bologna.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

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Autore: Fabio Trevisani

Sono Fabio Trevisani, laureato in Scienze Motorie all'università di Padova e formato con un percorso di Coaching e Counseling presso UP STEP. Mi occupo di attività motoria e tutoring per ragazzi con disabilità intellettivo-relazionale e cognitivo-motoria. Sono un allenatore di calcio, preparatore atletico e personal trainer per attività motoria preventiva e compensativa. Seguo squadre agonistiche in varie discipline come preparatore atletico.