Dalla perfezione impossibile ai segmenti di soddisfazione: capsule spaziotemporali, frames, sensation windows

© Articolo a cura di: dott. Daniele Trevisani, Studio Trevisani Formazione, Consulenza e Coaching.

Testo estratto dal volume di Daniele Trevisani “Il Potenziale Umano: metodi e tecniche di coaching e training”, Franco Angeli editore, Milano.

Per accrescere il proprio potenziale bisogna apprendere nuove abilità, e si tratta spesso di abilità sottili, sfuggenti, impalpabili.

Imparare ad apprezzare le “capsule spaziotemporali” è una delle aree di apprendimento del metodo HPM, centrale sia nei piani di crescita personale, che nello sviluppo delle prestazioni.

Una capsula spaziotemporale è un segmento del tempo e dello spazio dotato di significato proprio. Può trattarsi di pochi minuti di un incontro, o del segmento di tempo di un allenamento, o di un qualsiasi brano di vita. La vita è piena di stupende “capsule” non viste.

In una capsula o frame (finestra, brano di esistenza) possono trovarsi esperienze meditative o fisiche, riflessive, o invece molto attive e dinamiche, valori e significati, da vivere soli o in compagnia.

I sensation seekers (cercatori di sensazioni) sono alla continua ricerca di capsule spaziotemporali positive e ne traggono energie.

La matematica non è opinione.

Se vivi 2 momenti positivi la mattina, 1 al pomeriggio, e 1 alla sera, avrai avuto 4 momenti positivi nella giornata, al di là del loro contenuto. Se questo si ripete per almeno 5 o 6 giorni, avrai una settimana in cui prevalgono sensazioni positive. Se invece nella giornata hai avuto 1 evento negativo la mattina, 1 il pomeriggio, il vuoto esistenziale la sera, e nessun momento positivo di ricarica, avremo una sequenza di giornate che scaricano.

Alla fine della settimana, del mese, dell’anno, e della vita, saremo sempre più scarichi e rintanati in un guscio sempre più stretto. Al punto di non aver nemmeno più la voglia di guardare fuori, o peggio, la forza di cercare.

Ancora una volta, stiamo attenti a non confondere le capacità di rilassamento (un fatto in sé positivo, da apprendere e coltivare) con stasi, apatia e abulia, la perdita di voglia di vivere.

Le capsule non sono pastiglie da digerire per “tirare avanti”, ma momenti dotati di significato in sé e per sé. Hanno valore per come attivano le nostre sensazioni ed emozioni, e non come anestetico di altro che non va. Se ne hanno la proprietà, non è comunque questa la loro funzione.

Una capsula per qualcuno può essere un momento di allenamento in palestra o sul campo, “sentendo” un’attività intensa o che piace, una cena, la scrittura, la lettura di una lettera, o di un passaggio che colpisce in un libro, un momento di solitudine guardando il tramonto, una preghiera, un gioco, un dialogo profondo tra persone, o qualsiasi altro brano di vita dotato di significato proprio, persino uno sguardo.

Il semplice fatto che un momento di esperienza sia dotato di significati dovrebbe farci rizzare le antenne, visto che senza significati la vita muore e le energie mentali si annullano. Le capsule sono contenitori di significati.

Spesso si ricerca il senso compiuto all’interno della perfezione. Capsule di durata eterna, anziché di durata limitata e praticabile. Questa è una delle più grandi bestialità che un essere umano possa apprendere, e se gli capita di incamerare questo virus, farà bene a disfarsene prima possibile.

Il contrario è saper cogliere il dono limitato. Per dono limitato si intende nel metodo HMP una finestra di sensazioni (Sensation Window – SW), ad esempio la sensazione positiva che si prova quando siamo in presenza di persone che ci piacciono, in quel preciso momento, anche non potendo possedere illimitatamente il tutto, tutto il suo tempo, tutte le sue ore o minuti.

O ancora, la sensazione che può dare un allenamento, persino un brano di un allenamento (training experience), senza per forza dover vincere qualcosa, e dover diventare campioni per forza. Apprezzare il training, oltre che il risultato che ne può derivare, persino indipendentemente da esso, è una nuova forma di competenza.

Di fatto, siamo poco allenati a riconoscere e generare finestre di sensazioni positive, e ben allenati verso quelle negative. Questo produce danni psicologici e fisiologici.

Tra i fattori determinanti del lavoro sul potenziale umano: 1) far apprezzare alla persona i frames esperienziali di cui si compone un’esperienza allenante o formativa, 2) scoprire sensazioni nascoste anche nei momenti più piccoli o apparentemente insignificanti, 3) aumentare la capacità di cogliere, percepire e assaporare il fluire di sensazioni, 4) diminuire le passività e aumentare la capacità di costruire esperienze positive e di crescita.

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©Copyright. Vietata la copia o riproduzione non autorizzata. Per contatti. Altri approfondimenti sul volume sono disponibili alla sezione dedicata al Potenziale Umano sul sito Studiotrevisani e sul blog Potenziale Umano, risorse per la crescita personale, formazione e coaching.

 

Analisi esistenziale: meaninglessness (mancanza di senso) vs. ricerca dei significati

© Articolo a cura di: dott. Daniele Trevisani, Studio Trevisani Formazione, Consulenza e Coaching.

Testo estratto dal volume di Daniele Trevisani “Il Potenziale Umano: metodi e tecniche di coaching e training”, Franco Angeli editore, Milano.

E tutto quello che devi fare è metterti le cuffie, sdraiarti e ascoltare il cd della tua vita, traccia dopo traccia, nessuna è andata persa. Tutte sono state vissute e tutte, in un modo o nell’altro, servono ad andare avanti. Non pentirti non giudicarti, sei quello che sei e non c’è niente di meglio al mondo. Pause, rewind, play e ancora, ancora, ancora. Non spegnere mai il tuo campionatore, continua a registrare e a mettere insieme nuovi suoni per riempire il caos che hai dentro, e se scenderà una lacrima quando lo ascolti, beh, non aver paura: è come la lacrima di un fan che ascolta la sua canzone preferita.

(Dal film: Tre metri sopra il cielo / 3MSC, di Luca Lucini)

Prima di entrare nei dettagli, vogliamo spendere qualche parola sul problema motivazionale di fondo delle performance e del potenziale: il “perché” facciamo le cose.

Un gruppo di ricercatori che operano nella sfera della Psicologia Umanistica ha condotto uno studio per confrontare i diversi punti di vista sul senso della vita, analizzando sia persone comuni che personaggi eminenti (cultura, scienza, politica)1.

Il senso fondamentale che emerge da questa ricerca è che l’essere umano ha bisogno di significati. Ha bisogno di ancorare la propria esistenza a qualcosa, ha la necessità di trovare una spiegazione. Il contrario è una “crisi di senso”: non sapere più cosa facciamo, non credere più a niente.

La spiegazione per il nostro agire può essere assurda, logica, razionale, mistica, scientifica, morale. La mancanza di una motivazione del fare, dell’essere, e dell’esistere, porta ad un profondo disagio esistenziale.

Come evidenziano gli stessi autori:

 

Albert Camus (1955),Viktor Frankl (1992), e Lev Tolstoj (1980), tutti credevano che, se la vita avesse o meno un significato in sè, fosse la domanda più importante della vita stessa. Per loro, tutti gli sforzi e imprese umane si confrontano con la questione del significato – senza significati, niente ha più importanza. Frankl (1978) vedeva la mancanza di senso (meaninglessness) come la neurosi primaria dei nostri tempi (p. 2), e Carl Jung (1933) sosteneva che tutti i suoi clienti, visti in oltre 35 anni di terapia, avevano problemi che si collegavano alla questione dei significati (meaning). Negli studi empirici, l’esperienza soggettiva della meaninglessness (mancanza di senso) è stata collegata alla depressione (Beck, 1967; Seligman, 1990) all’abuso di sostanze e al suicidio (Harlow, Newcomb, & Bentler, 1986), così come ad altre psicopatologie (Yalom, 1980)2.

 

In sintesi, se non percepiamo un significato nelle cose, andiamo in crisi.

La mancanza di significato porta a disturbi, o neurosi, e disagio esistenziale. Ogni azione connessa al potenziale umano deve quindi andare alla ricerca di significati profondi cui ancorarsi, siano essi in azienda, nello sport, nella vita, o in campo sociale e personale.

La psicoenergetica, nel metodo HMP, è una disciplina che deve analizzare, attaccare e aggredire la meaninglessness (mancanza di senso o caduta di significati del­la vita), e affrontare il senso di una prospettiva umana.

I fronti per cui applicarsi e le cause per cui impegnarsi possono veramente essere molte, dalla fame, alla protezione dei deboli, dei bambini, degli anziani, ma anche credere in un progetto aziendale importante, o impegnarsi in un percorso spirituale.

Il venire meno dei significati della vita o senso della vita generale distrugge qualsiasi volontà di affrontare un progetto o di impegnarsi in un’azione.

Il nostro fine profondo è recuperare il senso, in ogni brano della vita: senso della giornata, senso di una settimana, senso di un trimestre, senso dell’anno in corso, o senso della vita, ma anche senso di un incontro (perché questo incontro?), senso di una relazione (perché questa relazione?), senso di un progetto (perché questo progetto?), senso di una sfida (perché questa sfida? Chi o cosa sto sfidando veramente?).

Lo scopo penetrante è di accrescere l’ancoraggio delle persone a obiettivi significativi, costruendoli e rinforzandoli (da un lato) e rimuovendo i blocchi (dall’altro) che impediscono a queste energie di manifestarsi.

1 Kinnier, Richard T., Kernes, Jerry L., Tribbensee, Nancy, Van Puymbroeck, Christina M. (2003), What Eminent People Have Said About The Meaning Of Life, Journal of Humanistic Psychology, Vol. 43, No. 1, Winter 2003.

2 Camus, A. (1955), The myth of Sisyphus, Alfred A. Knopf, New York.

Frankl, V. (1978), The unheard cry for meaning, Simon & Schuster, New York.

Frankl, V. (1992), Man’s search for meaning (4th ed.), Beacon Press, Boston.

Tolstoy, L. (1980), My confession, in S. Sanders & D. R. Cheney (Eds.), The meaning of life, Prentice-Hall, Englewood Cliffs, NJ.

Jung, C. G. (1933), Modern man in search of a soul (W. S. Dell & C. F. Baynes, Trans.), Harcourt, Brace & World, New York.

Seligman, M. E. P. (1990), Why is there so much depression today?, in R. E. Ingram (Ed.), Contemporary psychoanalytical approaches to depression (pp. 1-9), Plenum, New York.

Harlow, L. L., Newcomb, M. D., Bentler, P. M. (1986), Depression, self derogation, substance abuse, and suicidal ideation: Lack of purpose in life as a mediational factor, Journal of Clinical Psychology, 42, 5-21.

Yalom, Y. D. (1980), Existential psychotherapy, Basic Books, New York.

 

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Corso in full immersion di Bioenergetica a Roma, 2 giorni con Ciro Imparato e Daniele Trevisani presso Kledi Studio

Bioenergetica

Corpo e mente sono la stessa cosa: si imparerà a rendere più felice il corpo eliminando le tensioni ed aiutando la mente verso gli obiettivi.

bioenergetica ciro imparato daniele trevisani kledi studio romall corpo è la privilegiata porta d’accesso ai nostri pensieri.

  • La comunicazione non verbale si manifesta attraverso la vitalità e l’armonia corporea.
  • Quando subiamo stress, paure e conflitti, questi si cristallizzano nel corpo sotto forma di tensioni e blocchi che limitano la vitalità e la libera espressione di sé fino a compromettere la salute.
  • Lo scopo del workshop di bioenergetica è di riconoscere le tensioni e i blocchi e imparare a scioglierli per tornare in armonia con il proprio corpo.

Obiettivi
1. Imparare a riconoscere la contrazione e l’espansione muscolare
2. Il grounding – stare con i piedi per terra
3. La respirazione
4. Il suono
5. Autoregolazione delle emozioni
6. Mobilizzazione della contrattura muscolare
7. Il risveglio e la liberazione dalle tensioni

Contenuti
Nel seminario il partecipante apprenderà il ciclo naturale dell’energia e ad avere grounding ovvero “avere i piedi sulla terra”, essere in contatto con il proprio corpo.
Il partecipante sarà invitato ad lasciar uscire i suoni che, se lasciati fluire liberamente, attraversano il corpo come una corrente vibratoria, ne allenta le tensioni, rendendolo più vivo. Acquisirà la capacità di autoregolazione, che non è una struttura di autorepressione, ma una struttura di autocontenimento: una struttura psico-fisica che, rinforza il senso di identità, consente di lasciarsi andare, di arrendersi ai sentimenti e alle emozioni, senza paura di esserne sopraffatti.
Terminata questa fase di contatto con se stessi e di ascolto si entrerà in un lavoro di mobilizzazione di una zona del corpo, per esempio le braccia, e si imparerà ad aumentare o scaricare la tensione in quella parte del corpo.
Nell’ultima fase, il centro di identità si è spostato dalla testa, dove risiede abitualmente, a tutto il corpo. È uno stato di “diffusione” in cui l’energia, messa in moto dagli esercizi precedenti, fluisce senza ostacoli: idealmente, si è azzerata ogni tensione.

Metodologia
Nel seminario verranno insegnate delle classi di esercizi. Ogni esercizio si sviluppa secondo il ciclo di “contrazione” ed “espansione”, che è il ciclo naturale dell’energia.
Verranno analizzati i principali fattori che creano stati di stallo. Si apprenderanno i concetti e i principi che permettono di ricercare una condizione di picco (peak condition) o “flusso, flow” (lo stato di “potere personale”, dominio e potenza personale abbinato a sensazione di benessere ed auto-efficacia).
Gli esercizi, scioglieranno le tensioni e i blocchi muscolari, consentiranno alle persone di evocare e rivivere le emozioni che in quelle tensioni e in quei blocchi erano custodite. Gli esercizi sono di sblocco espressivo, fisico e verbale, potenziamento delle energie fisico-mentali secondo i principi della bioenergetica, esercitazioni di analisi e potenziamento del proprio livello di “grounding”.
Si utilizzeranno anche modelli formativi olistici che integrano bioenergetica loweniana, scienze del teatro, movimenti energetici delle arti marziali e studi di psicologia umanistica.

Docenti
Ciro ImparatoRicercatore, esperto di psicologia della voce. Creatore del Metodo FourVoiceColors®.  Ciro Imparato è un ricercatore specializzato negli aspetti psicologici della voce e della comunicazione. Studioso della semantica paraverbale (ciò che la voce comunica indipendentemente dalle parole), nel 2005 ha inventato il Metodo FourVoiceColors®, che sintetizza l’unione fra i suoi studi in psicologia e l’attività di doppiatore.

Basato su una matrice numerica associata ai colori (il “Codice Imparato delle Emozioni”), il Metodo FourVoiceColors® consente di generare emozioni in maniera autentica e allo stesso tempo di trascrivere in maniera univoca le emozioni contenute in un discorso orale. Imparato è autore di 2 libri: “Il Manuale del lettore” (Elledici, 1997), e “La tua voce può cambiarti la vita” (Sperling&Kupfer, 2009, con CD audio di autoapprendimento del Metodo FourVoiceColors®, nonché di moltissime pubblicazioni.
Daniele Trevisani. Laureato in DAMS con Master presso la University of Florida, è consulente, formatore, coach, esperto in Potenziale Umano. Autore di 7 libri editi da Franco Angeli, tra cui diversi best-seller. Opera come consulente internazionale in psicologia, comunicazione e risorse umane per oltre 150 imprese e organizzazioni, è inoltre formatore presso le Nazioni Unite e per Società di Formazione internazionali. Nutre da sempre una passione per lo sport ed è da 25 anni preparatore sportivo, coach di agonisti e atleti di Arti Marziali e Combat, personal trainer di diversi Campioni Italiani e Campioni del Mondo tra Kickboxing, Mixex Martial Arts e Muay Thai. Ha praticato 14 diverse discipline marziali, sino al livello di Sensei 8° Dan del Sistema Daoshi . Esperto in Bioenergetica applicata allo sport e al coaching personale e psicologia trasformazionale. Vincitore del Premio Fulbright (Governo USA) per le scienze della comunicazione.

Formula del corso
Organizzazione corso: 2 giornate full immersion con esercizi fisici
Corso a numero chiuso (min. 20 max. 50 partecipanti).
16 ore totali orario 10,30-18,30. Si rilascia attestato di frequenza.
Sedi: Roma

benefici della bioenergetica - armonia - energia - benessere fisico - serenità - potenziamentoCosto dell’investimento formativo:

450 Euro + iva. Per clienti Studio Trevisani, conoscenti diretti e online del dott. Daniele Trevisani e frequentatori del blog è previsto uno sconto speciale riservato di 80 Euro.

Per poterne usufruire è indispensabile comunicare il codice DBLOG-HP all’atto dell’iscrizione.

Per contatti:
Sabina Bonardo
La Voce.net di Ciro Imparato
Sede: Piazza Statuto 15, 10122 Torino
Tel: (+39) 011 5787698 / (+39) 3290782979 / Fax: (+39) 011 5787697
Website: www.lavoce.net

Nuovo libro sulla Psicosintesi e sul lavoro di Assagioli

Un ottimo libro di Petra Guggisberg sulla Psicosintesi, una delle principali Scuole di Psicologia e Psicoterapia, con fortissime implicazioni anche per il Pontenziale Umano e la Formazione.

Il libro è acquistabile anche su IBS al seguente link

Questo libro è un invito rivolto a tutti coloro che desiderano formarsi una visiona ampia ed esauriente dell’evoluzione della psicosintesi, a partire dai primi scritti redatti da Roberto Assagioli agli inizi del ‘900, fino ai preziosi contributi dei suoi allievi diretti e di altri psicosintetisti contemporanei.

Chi era Roberto Assagioli e in che modo le sue vicende biografiche si sono intrecciate con la formulazione del suo pensiero? Quali importanti contributi ha fornito alla nascita e allo sviluppo delle principali forze della psicologia? Come possiamo definire la psicosintesi? Che visione dell’uomo e del suo cammino autorealizzativo propone? In cosa consiste il nucleo essenziale del suo insegnamento?

Con l’obiettivo di rispondere a queste fondamentali domande, il lettore viene condotto in un interessante viaggio che presenta varie tappe obbligate:

• IL FONDATORE DELLA PSICOSINTESI – un’accurata ricostruzione della storia di vita e dell’evoluzione del pensiero di Roberto Assagioli
• LO SFONDO DELLA PSICOSINTESI – la contestualizzazione della psicosintesi rispetto al comportamentismo, alla psicoanalisi, alla psicologia esistenziale-umanistica, a quella transpersonale e alla psicoenergetica
• LA CORNICE DELLA PSICOSINTESI – le definizioni della psicosintesi, il diagramma dell’ovoide, la stella delle funzioni psichiche e le leggi della psicodinamica, le chiavi del processo psicosintetico: conosci, possiedi e trasforma te stesso, le tecniche impiegate e i differenti campi applicativi considerati
• IL CUORE DELLA PSICOSINTESI – la trattazione dettagliata delle sette esperienze fondamentali della psicosintesi, dalle originali enunciazioni di Assagioli alle evoluzioni odierne: la molteplicità dell’animo umano e le subpersonalità, la disidentificazione, l’io personale e il Sé transpersonale, la volontà, il supercosciente, il modello ideale e la sintesi

La guida più completa finora pubblicata sull’argomento.

Indice dell’opera:

INDICE GENERALE – LA VIA DELLA PSICOSINTESIPARTE I: IL FONDATORE DELLA PSICOSINTESI – Una biografia di Roberto Assagioli

 

CAP. 1 GLI ANNI DELLA FORMAZIONE

1. L’infanzia e la prima giovinezza

2. Il trasferimento a Firenze: l’avanguardia letteraria e l’inizio degli studi universitari

3. Gli interessi filosofici e spirituali: l’amore per l’oriente

4. Gli scritti e il pensiero giovanili

5. L’amicizia con Carl Gustav Jung

6. Psiche

CAP. 2 IL CONSOLIDAMENTO DELL’OPERA

1. Gli anni intorno alla prima guerra mondiale

2. Dalla psicagogia alla psicosintesi

3. La seconda guerra mondiale

4. La visione spirituale

5. La ripresa e il consolidamento dell’opera

6. Nella e Ilario

CAP. 3 LA FECONDITÀ DEGLI ULTIMI ANNI

1. Gli anni sessanta: un periodo importante per il movimento psicosintetico

2. Biopsicosintesi e la concezione psicosomatica

3. La fioritura degli ultimi anni

4. La fine e un nuovo inizio

5. Assagioli: il ritratto di un’umanità

PARTE II: LO SFONDO DELLA PSICOSINTESI – Le cinque forze della psicologia

 

CAP. 1 LA PRIMA FORZA: IL COMPORTAMENTISMO

1. Gli antecedenti del comportamentismo

2. I principi fondamentali

3. L’immagine dell’uomo e la terapia del comportamento

4. La psicosintesi e la psicologia della “superficie”

5. Una proposta di sviluppo

6. In conclusione: schema, simbolo o metafora?

CAP. 3 LA STELLA DELLE FUNZIONI PSICOLOGICHE E LE LEGGI DELLA PSICODINAMICA

1. Un confronto: le funzioni psicologiche secondo Jung e secondo la psicosintesi

2. La stella delle funzioni psicologiche

3. L’uomo stellare

4. Le leggi della psicodinamica

CAP. 4. CONOSCI, POSSIEDI, TRASFORMA TE STESSO: L’IMMAGINE DELL’UOMO E I MOMENTI IDEALI DEL PERCORSO PSICOSINTETICO

1. L’immagine dell’uomo

2. Le chiavi del processo psicosintetico

 

CAP. 5 LE TECNICHE IN PSICOSINTESI

1. L’approccio differenziale: per una visione globale

2. La classificazione delle tecniche

 

CAP 6. I CAMPI APPLICATIVI DELLA PSICOSINTESI

1. I risvolti applicativi della visione integrativa in psicosintesi

2. Psicosintesi terapeutica

3. Psicosintesi autoformativa

4. Psicosintesi educativa

5. Psicosintesi interpersonale

6. Psicosintesi sociale

7. La centralità dell’autogestione

PARTE IV: IL CUORE DELLA PSICOSINTESI – Le sette esperienze fondamentali

CAP 1. L’ANIMO MOLTEPLICE E LE SUBPERSONALITÀ

1. La molteplicità e le conflittualità dell’animo umano

2. Gli antecedenti filosofici, letterari e medici

3. L’ottica psicosintetica

4. La vita come gioco e rappresentazione

 

CAP. 2 IDENTIFICAZIONE, DISIDENTIFICAZIONE E AUTOIDENTIFICAZIONE

CAP. 2 LA SECONDA FORZA: LA PSICOANALISI1. Gli antecedenti

2. Le origini della psicoanalisi

3. Lo straordinario contributo dell’opera di Freud

4. L’immagine dell’uomo in psicoanalisi

5. La psicosintesi e la psicologia del “profondo”

CAP. 3 LA TERZA FORZA: LA PSICOLOGIA ESISTENZIALE-UMANISTICA

1. Gli antecedenti

2. La terza rivoluzione in psicologia

3. I principi della psicologia umanistica

4. Implicazioni nell’ambito terapeutico

5. La psicosintesi e la psicologia dell’“uomo”

CAP. 4 LA QUARTA FORZA: LA PSICOLOGIA TRANSPERSONALE

1. Dalla psicologia umanistica alla psicologia transpersonale

2. Stati non ordinari di coscienza e nuova visione dell’inconscio

3. La teoria dello sviluppo transpersonale e il concetto di maturità

4. Il paradigma emergente: la visione sistemica

5. Lo spettro della coscienza

6. La psicosintesi e la psicologia dell’“alto”

CAP. 5 LA “PSICOENERGETICA” E L’OTTICA INTEGRATIVA IN PSICOSINTESI

1. La “psicoenergetica”: una prospettiva ecologica e interdipendente della vita

2. Conclusioni: l’ottica integrativa in psicosintesi

PARTE III: LA CORNICE DELLA PSICOSINTESI – I luoghi e i tempi del percorso

CAP. 1 LE DEFINIZIONI DELLA PSICOSINTESI

1. Gli antecedenti

2. Un atteggiamento, un movimento, una tendenza, una meta

CAP. 2 IL DIAGRAMMA DELL’OVOIDE: LA GEOGRAFIA DELLA PSICHE E I SUOI SIGNIFICATI

1. I limiti dello schema

2. Le sue potenzialità

3. La “topica” assagioliana

4. Una proposta di cambiamento

1. Naturalità del processo di identificazione e disidentificazione

2. Disidentificazione e autoidentificazione

3. Pericoli e difficoltà nel processo di disidentificazione

4. La semplicità dell’esserci: autocoscienza e autoidentificazione

CAP. 3 L’IO PERSONALE E IL SÉ TRANSPERSONALE

1. Una premessa

2. L’io personale

3. L’asse Io-Sé

4. Il Sé transpersonale

CAP. 4 LA VOLONTÀ

1. Tra determinismo e meccanicismo: la volontà “cenerentola” della psicologia

2. Volontarismo, volontà e libertà

3. Anatomia e fisiologia dell’atto volitivo

4. Le tecniche per l’allenamento e lo sviluppo della volontà

CAP. 5 IL SUPERCOSCIENTE O INCONSCIO SUPERIORE

1. Premessa: la realtà fenomenologica dell’esperienza spirituale

2. L’inconscio superiore e gli stati di coscienza transpersonale

3. Modalità e stadi del passaggio di contenuti supercoscienti nel campo della coscienza

4. Ombre e luci dello sviluppo transpersonale

5. La scienza dei tipi umani e le differenti vie di autorealizzazione

6. Le caratteristiche dell’esperienza transpersonale

CAP 6 IL MODELLO IDEALE: CIÒ CHE POSSIAMO E VOGLIAMO DIVENTARE

1. La fase preparatoria: le immagini di sé

2. L’utilizzo del potere creativo dell’immaginazione

3. Attuazione pratica del modello ideale

CAP 7 IL PRINCIPIO DELLA SINTESI: UNITÀ NELLA DIVERSITÀ, DIVERSITÀ NELL’UNITÀ

1. La sintesi come tendenza universale

2. Le differenti sintesi contemplate dalla psicosintesi

3. La sintesi degli opposti

4. Come si attiva il processo di sintesi?

Danger Zone: l’eterna sfida tra strikers e grappler

Danger Zone: l’eterna sfida tra strikers e grappler

A cura di: dott. Daniele Trevisani (Facebook: http://www.facebook.com/dr.daniele.trevisani ) esperto in Psicologia e Potenziale Umano per le Arti Marziali e Sport di Combattimento, Coach e Formatore www.studiotrevisani.it – Fondatore gruppo Facebook Praticanti di Arti Marziali e Sport di Combattimento in Italia http://www.facebook.com/groups/129925420366754/

Responsabile 8° Dan metodo Daoshi http://daoshi.wordpress.com/

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Le MMA dividono storicamente gli appassionati in due grandi fazioni. È una filosofia di fondo. Da un lato gli Strikers – che provengono dalla kick, thai, full, karate, etc… e prediligono i colpi, pugni, calci ginocchiate e – generalmente – mal sopportano andare a terra. I Grapplers – venendo dal Judo, Ju Jitsu, Sambo etc… prediligono la lotta corpo a corpo, leve, proiezioni a contatto ravvicinato e molto spesso portano la lotta a terra, dove ottengono sugli strikers un grande vantaggio di esperienza. Basta perà osservare la tabella di allenamento di un professionista di MMA per vedere con quanta disinvoltura si passi da un allenamento di pura boxe ad un allenamento di pura lotta a terra, per poi andare nel regno della thai, poi nella lotta greco-romana, nel BJJ, e chi più ne ha più ne metta.

Attenzione, questo è un articolo di parte.. si perché, confesso, pratico da una vita discipline “in piedi”, dalla Thai e dal Karate, amo le MMA, e…. – influenzato dalla mia storia – preferisco il combattimento in piedi. Il sistema Daoshi che ho sviluppato ha una propria divisa ufficiale intera (Gi) ma questo non tragga in inganno. Lavoriamo soprattutto in piedi. La curiosità però mi ha spinto alla pratica di 14 diverse discipline marziali. Il primo assaggio di cosa volesse dire fare grappling l’ho avuto nel 1991 negli USA dove combattevo nei tornei di Karate Open. Nel mitico garage di un amico, fighter e combattente proveniente dal Taekwondo, abbiamo deciso di provare a capire chi dei due fosse più forte senza regole. Dopo essersi stancato di prendere pugni in faccia, John ha tirato fuori il suo arsenale di Hapkido (a grandi linee, lotta coreana) e mi sono trovato strangolato e in una posizione tale da non riuscire più a muovermi. Abbiamo deciso di mettere assieme le nostre conoscenze e farne un sistema nuovo, per quei tempi, iniziare il combattimento in piedi e continuarlo a terra se necessario. Pugni, calci, ginocchiate, leve, proiezioni, tutti in uno stesso allenamento. Da allora, questa ricerca non è ancora conclusa. Per colmare il divario a terra, negli ultimi 10 anni ho incluso varie discipline di lotta nella mia formazione.  Eppure… dopo una vita spesa a combattere in piedi, a fare kumite, thai, boxe, full, e qualsiasi cosa si possa fare su un ring…  trovarsi le mutande o le ascelle di qualcuno sul naso mi genera un certo fastidio… eppure… rispetto i lottatori come fa un coccodrillo con un anaconda. Qualche volta vince il coccodrillo, qualche volta l’anaconda… ma – se mi è permesso un suggerimento agli strikers, un piccolo suggerimento… se sei un coccodrillo, non sottovalutare mai l’anaconda.

Mi rimaneva dentro una voce, la convinzione che gli strikers fossero superiori. E ancora oggi, non direi mai ad un mio allievo di andare a terra se si trovasse in una rissa da bar o in discoteca. Il rischio che qualche vigliacco ti tiri un calcio in testa da dietro è troppo grande, e i vigliacchi non si fanno scrupoli. Ma lo sport per fortuna ha alcune regole e un bel (anzi, brutto) giorno, mi sembra nel 2005, vedo il Gigante dei Giganti, Ramon Dekkers, con dei pantaloncini ridicoli e attillati, rotolarsi per terra, ma non per via di un colpo, bensì strangolato, e non alla gola… ad una caviglia! Ricarico il video per vedere se non fosse uno scherzo pessimo di qualche disgraziato, un film alterato, non so con che diavoleria. No, era proprio lui, Ramon The Diamond Dekkers, il Turbine dell’Inferno, il Guanto Destro del Diavolo, colui che ha sfidato e vinto i Thailandesi in Thailandia, colui che ha cambiato per sempre la Muay Thai…  irriconoscibile, vittima a terra in balia dell’avversario… finalizzato da una leva alla caviglia… cosa stava succedendo? Il Grappler in questione era Genki Sudo, non uno qualsiasi. Quel filmato avrebbe lasciato pensare che era finita per gli stikers, che tutto era finito, che oramai vinceva solo chi portava la lotta a terra. Ma… un attimo… non è sempre così.

Mi sono ripreso dallo shock solo ricordando con altrettanta chiarezza un video di Wanderlei Silva, ai suoi esordi, presentato come Thai Boxer e Street Fighter, tanti anni fa, dove il Valetudo si faceva ancora a mani nude… lo vidi appena uscito, e mi crogiolavo nell’osservare la facilità con cui a 20 anni Wand distruggeva un Grappler americano con una ginocchiata al viso, mentre questo si lanciava contro di lui per afferrarlo alle gambe. Quel filmato avrebbe fatto pensare che uno Striker può vincere sempre, basta colpire il Grappler appena si avvicina.

Beh, che uno si consideri Striker o Grappler, occorre fare una pausa e riflettere.

Il Grappler può vincere solo se riesce ad entrare nel suo regno, le portate a terra, il wrestling, la lotta. Ma prima di arrivare a quella distanza minima indispensabile esiste una zona di pericolo (Danger Zone) dove i grappler sono estremamente vulnerabili, e una tibiata sul collo, un low-kick al ginocchio, una gomitata d’incontro, una ginocchiata al volto mentre il Grappler cerca la presa (es, un single leg o double leg) sono devastanti, anche per chi pesa il doppio.

La Danger Zone – come l’ho definita nel sistema marziale Daoshi www.daoshi.it  è la zona nella quale un combattente – in base al suo repertorio di competenze e quello del suo avversario – è in pericolo e fuori dal suo territorio di comfort tattico. Un consiglio. Stacci poco, vattene prima possibile, non fare il furbo. Non è la tua aria. Stanne alla larga.

Il recente combattimento di Lesnar contro Overeem dimostra che un campione di K1 può annientare un avversario inesperto nello striking in (ad essere buoni) in non più di 20 secondi, se questo si avvicina alla Danger Zone delle ginocchiate e non sta né più lontano né più vicino (dove è possibile far valere la superiorità nella lotta). Viene da chiedersi perché Lesnar abbia cercato di lottare in piedi contro il migliore del suo peso. Ma ci sono questioni di lucidità tattica di cui è facile parlare da fuori, mentre sul ring o in una gabbia le percezioni si alterano. La lucidità tattica è la costante consapevolezza di cosa stia accadendo, di quanto riusciamo a tenere il nostro avversario nella nostra Danger Zone e stare lontano dalla sua.

Nessun terreno è neutro. Porta il tuo avversario là dove sei più allenato, non fare il furbo sul terreno altrui. Se sei abituato a scalare montagne, non metterti in mare senza preparazione.

Vincere oggi dipende da un mix accurato tra (1) capacità di colpire i punti esatti che i grappler espongono durante le loro fasi di assalto, e (2) assalire per primi per colpire i punti che i grappler non sanno difendere. Ci sono altrettante possibilità tuttavia per i grappler, che vogliono lavorare sulla strategia anzichè sulla forza. Finte, takedown speciali, diavolerie di ogni tipo, pur di portare la lotta a terra. Youtube è pieno di video dove giganti vengono demoliti da fighter con 50 kg di meno che usano però maggiore tattica, sia grappler che striker.

Royce Gracie mi ha sorpreso, come tutti, ha vinto e meritatamente nelle MMA finchè gli strikers non hanno imparato a non farsi portare giù, e finchè gli hanno messo contro persone incapaci nella difesa dal takedown.  Uno Striker che vuole fare MMA deve dopo aver imparato le basi necessarie a non farsi portare giù. Ma la storia è storia. 5, 10 o 20 anni di pratica non si cancellano. Saper come cavarsela una volta a terra, non deve essere confuso con il diventare per forza un grappler. Qualcuno che conosco ha visto Alessio Sakara allenarsi alla famosa Gleason’s Gym – la mecca del pugilato a Brooklyn, NY, e non su un tatami.

I grapplers possono vincere solo finchè le regole non permettono di colpire al volto durante le fasi di avvicinamento o a terra, incontrano qualcuno che viene da una disciplina di striking pura e non ha mai studiato altro. A parte i gusti personali,  ricordo tuttavia che ogni tanto una “rantolata” sul tatami con un forte praticante di grappling ti riporta con i piedi per terra (anzi, con il c**o)… e l’umiltà serve a tutti. Personalmente ho avuto l’onore di fare uno sparring leggero e tra amici con Fernando “Pimpolho” Miranda, uno dei più forti combattenti del BJJ mondiale, ed è stato uno spettacolo notare la facilità con la quale una persona può giocare con te poi decidere di finalizzarti quando e come vuole (purchè ovviamente si rimanga nelle regole della non percussione). Ma ho anche fatto sparring e stage, una ventina d’anni fa, con campioni olandesi di Kick e Thai come Bob Schreiber e Rob Kaman, e francamente non saprei… è sempre la storia del coccodrillo e dell’anaconda… direi che è bene rispettare entrambi.

E allora? Tocca studiare… come sempre… tocca praticare tutte le arti. Musashi, il più grande Samurai della storia, praticava anche l’arte della calligrafia e della pittura. Questo faceva di lui un migliore combattente, una forma antica di training mentale che oggi i praticanti MMA moderni hanno perso.

Non hai mai finito di studiare ed è bene che sia così. E tutto sommato, è bello. E’ bello imparare ad accettare che il combattimento sia su più livelli. Per fortuna ho visto tutte le ultime edizioni dell’UFC e noto un cambiamento di tendenza, noto che gli striker si fanno trovare sempre più pronti, hanno contromisure sempre più efficaci all’essere portati a terra. Credo sia sempre questione di regolamenti, il mitico Fedor quando poteva tirava giù la gente con dei ganci da paura, e prima possibile, e teneva il suo Sambo da paura come arma di riserva, sebbene fosse persino più forte come grappler. Vedremo ancora momenti epici di lotta striker contro striker, e grappler contro grappler, ma la sfida striker contro grappler e viceversa rimane sempre la più entusiasmante.

Lasceremo la parola ai prossimi match per vedere l’evoluzione di questa fantastica storia…